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18/10/07  IN RICORDO DI MARIO SPIK


MARIO SPIK
Mario Spik, nato il 5/09/1947, entra nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Ravenna nel 1973 per insufficienza respiratoria.
Dal 1976 si crea un piccolo gruppo spontaneo di persone che iniziano la loro amicizia con MARIO incontrandolo attraverso la telecamera.
Dopo innumerevoli richieste nel 1984 e permessa l'entrata (singola) in rianimazione secondo gli orari stabiliti.
Con il passare del tempo il gruppo cresce arrivando a circa una trentina; questo fino all'11/11/1986 quando MARIO per un arresto cardiaco entra in coma al quale segue la morte il 29/11/1986.

********************************************************
Era Settembre, venerdì diciassette, alle ore diciassette e quarantacinque del 1976 e mi trovavo all'altezza dell'incrocio di Sant'Alberto di Ravenna;

Ricordo che in quel poco spazio, dell'abitacolo, rimasto ancora indenne, del Renault 16, dopo il terribile scontro con un autotreno; vedevo tanta gente attorno a me, attraverso i finestrini mi colpi maggiormente qualcuno che indossava una camicia di flanella scozzese dai colori forti, tipica da camionista.
Ricordo ancora che qualcuno cercò di estrarmi prendendomi per un braccio, proprio quello offeso; lanciai un urlo e svenni.
Mi svegliai in ospedale.

Questa introduzione sembra quasi voglia ricordare momenti tristi, ma Il racconto, come seguirà è tuttaltro e sarà una bellissima storia d'amicizia vera, pura, sincera, nata appunto da questo bruto incidente.

In sala rianimazione dell'ospedale Santa Maria delle Grazie di Ravenna, all'epoca, era triste viverci.

l'ammalato non aveva assoluitamente contatti con l'esterno. La sua immagine, solo per pochi minuti al giorno, veniva proiettata all'esterno tramite un monitor, questi era in bianco e nero,
spesso l'immagine appariva poco chiara, sbiadita o piena di righe.

All'interno, però la troupe degli infermieri faceva di tutto per alleviare le sofferenze degli ospiti. Mi risvegliai da un lieve coma, con la sensazione d'essere stato portato nell'abitacolo di un'imbarcazione. Per tutto quel tempo avevo di fronte alla mia vista due oblò, le pareti erano di colore bianco, tinte con vernice a smalto, come negli scafi delle navi. Spesso passava qualcuno vestito di bianco e tutto ciò mi circondava era bianco. Solo al mio risveglio realizzai d'essere in una corsia di ospedale. Ero comunque immobile, cannucce su per il naso e la bocca, catetere, flebi sulle braccia e piedi, un braccio, il destro era appeso per aria ed in contrappeso per la frattura tripla, l'altro lato del corpo era sofferente per sette costole rotte, per cui anche se avessi voluto rigirarmi per osservare meglio il luogo, non vi sarei riuscito immobilizzato così come un salame.

Passavano i giorni e data la giovane età, il fisico reagiva positivamente alle percosse.

Riprendevo presto a mangiare con appetito, chiacchierare col personale della "Sala" e ben presto diventavo insofferente al letto.

Qualcuno mi disse che non lontano dalla corsia, dove maggior parte dei pazienti erano ricoverati, c'e' una stanza dove vive tutto solo un ragazzo di nome Mario Spik.

Da quel momento volli saperne sempre di più, così poco a poco, iniziammo a conoscerci.

Volendo saperne di più', mi hanno detto che vive con polmone artificiale di cui, specialmente la notte ne deve fare maggior uso; affetto da distrofia muscolare.

Cominciammo subito, con l'aiuto dei ragazzi, lo scambio di piccoli biglietti dove poche righe servirono alle nostre presentazioni. Ben presto ciò non mi bastò e a tutti i costi volevo conoscere personalmente Mario. Chiesi al Primario il permesso di alzarmi dal letto per andarlo a trovare, ma data la lunga degenza, ciò mi fu negato.
Non persi tempo,ininziai ad essere insistente, e la notte successiva, di nascosto, con l'aiuto di due infermieri ed il caposala, riuscii nell'intento.
Sebbene fosse tanto il desiderio e sebbene mi sentissi forte, non potevo muovermi indipendentemente, così per scendere dal letto fui sorretto dai due ragazzi.
posando i piedi a terra ma non percepivo nessun attrito, ero come appoggiato su dei cuscini pieni ma non troppo d'aria, quindi fluttuavo fra nord e sud e fra est ed ovest e viceversa.
Siamo arrivati; era là, coricato nel suo letto, sorrideva, un bel sorriso; non ricordo molto di ciò che mi disse, in verità', ero io cosi' eccitato dall'idea di conoscerlo che non gli lasciavo spazio per parlare.
Gli infermieri, mi adagiarono ai piedi d'un letto vicino al Suo, mi misero tre cuscini alle mie spalle ed altrettanti ad un fianco, e nell'altro avevo la spalliera del letto.
Il viso allungato, dolce, capelli neri, lisci e radi, barba ben rasata, portava spesso occhiali scuri, quasi per far colpo e avere atteggiamento da duro. Una voce sottile, debole e spesso fine, come un fuscello cresciuto lontano dal bosco che si piega ad ogni alito del vento, proprio così, quel suo terribile marchingegno meccanico che gli permetteva di respirare di notte, non gli dava la possibilità di arroccare la voce.
Era immobile nel letto, quel letto che ogni mattina veniva rifatto dalle infermiere, a turno con amore e tanta tenerezza, sebbene lo stesso, non fosse sgualcito più di tanto.
Sprofondavo in un immenso silenzio, ed avevo un nodo in gola quando Mario, stanco della posizione del suo corpo, chiedeva molto garbatamente alle Ragazze di accomodarlo diversamente.
Era esile e debole; quasi per magia, dalle coperte del suo letto non affiorava nessuna forma di Lui, solo due lunghe braccia, apparivano dal risvolto delle lenzuola e raggiungevano due belle mani allungate, di cui si scorgeva muoversi delicatamente ed esilmente le affusolate dita.
Un leggio, preparato per l’occasione gli permetteva la lettura, fantapolitica, sport, religione, attualità, Inglese erano le Sue materie preferite, inoltre, radio e televisione gli occupavano la mente ingannando il tempo che gli offriva solo dolore.

Mario, Angela e Gianluca
Angela, mia moglie, viveva in una pensione a Ravenna, giusto il tempo per venire a farmi visita in ospedale. A quel tempo, la visita in sala rianimazione era vietata, cosi tramite quel visore e pochi bigliettini poteva comunicare con me.
chi con lei, avevano la possibilità di vedermi tramite un monitor esposto in sala d’attesa, purtroppo a quel tempo, non era lo stesso da parte dei pazienti. Presto io guarii ed anche Angela venne alla conoscenza di Mario e l'amicizia si rafforzava sempre più'.

Dopo circa diciassette giorni , ritornai al mio paese di residenza, Lodi graziosa cittadina.

Appena le forze furono recuperate iniziai la mia avventura voluta e desiderata, cioè quella di fare visita a Mario ogni qual volta mi fosse possibile. Così, ogni mese mi recavo a Ravenna. Era triste, l’impossibilità di vederlo fisicamente, dopo così tanta strada, salvo che attraverso un freddo monitor; così pensai bene di trovare presto un’idea che potesse soddisfare entrambi. Un giorno, ricordandomi d'una finestrella, dalla camera di Mario, pensai di gironzolare attorno all’edificio in cerca di quel spiraglio di luce. Chiesi ovunque ed a tutti gli inservienti che trovavo dopodiché mi apparve come un miraggio, era tanto il desiderio di rivedere Mario che non esitai a superare alcuni ostacoli dati dal fatto che per raggiungere quella finestra bisognava scavalcare una balconata sporgente ad un salto di qualche metro. Giunto alla meta, con un gran sospiro dissi:
“ Ciao Mario, che piacere vederti “
credetemi, nello scrivere queste parole mi si rilasciano i muscoli del viso liberando un sereno e gratificante sorriso. Mi guardò ed annuì col suo bel volto sereno.
" Sai cosa sto pensando"?

" Se dovessi cadere, potremmo trascorrere ancora un certo periodo insieme" e Lui scosse, quel poco che poteva, la testa, come per dirmi " Ma che sciocchezze dici " !

Presto, comunque dovevo abbandonare quella posizione, che data la sua precarietà mi affaticava la presa. Queste erano le mie visite a Mario che si concludevano in giornata e presto si doveva ripartire per Lodi.

Mario ed io, eravamo sempre in contatto, ormai faceva parte del meglio della mia famiglia, forse qualcosa era stato designato. Mario infatti viveva già da qualche anno in sala rianimazione e fatta eccezione della Mamma, della Zia ed un Amico medico in ospedale, nessun altro, in tutta la città di Ravenna, sapeva di Lui.
Perché io, si !
Proprio io, che abito a Lodi, così distante da Lui ?
Ogni mese, Angela mia moglie ed io , partivamo da Lodi per fargli visita a Ravenna. Il nostro contatto era semplice e povero in quanto non vi era una diretta comunicazione, da li, a poco a poco aumentava la nostra Amicizia.
In quella occasione abbiamo conosciuto la Mamma, ci faceva sempre da tramite e spesso si chiacchierava con molta simpatia e stima reciproca.
Ricordo in quel periodo d’aver preso parte ad un ritiro spirituale. Ogni giorno durante quella mia permanenza, descrivevo in un racconto la giornata trascorsa; ciò mi sarebbe servito successivamente per comunicarlo a Mario, oltre ai momenti di vita, cercavo di descrivere, le diverse sensazioni provate e nel frattempo, descrivevo il panorama il panorama ricco di alberi e fiori circostanti l’edificio, affinché attraverso i miei occhi, Mario, potesse ammirare la natura. In questa occasione ho avuto modo di conoscere molta gente, ad ognuno di loro parlavo del mio Amico Mario, non mi stancavo mai, quasi come un discepolo che porta la parola di Ns. Signore.
Una di queste sere, parlando con un istruttore spirituale, ebbi il desiderio, che persino il Papa venisse alla conoscenza del mio Amico, così, col suo aiuto, riuscii ad inviare e a far recapitare, una lettera a Roma.
Alla fine del terzo giorno, rientrammo in città.
Ravenna, luogo ove ebbe inizio la mia storia; c’era molta gente ad aspettarci, molti erano i pullman, sia dei "Cursillos" che dei parenti ed amici, giunti da ogni parte della regione.
La chiesa, ove ci riunimmo, era gremita di gente, non ricordo in quale altra occasione abbia mai visto tante persone. A turno, ognuno di noi, senza obbligo, cercava di espletare le proprie sensazioni.
Giunti al mio turno, ricordo solo che per me è sempre stato un trauma parlare alla gente, ma, quella sera, parlai molto. E, parlai solo di Mario.
A poco a poco, aumentavano le Sue amicizie e presto alcuni di loro insisterono per avere in sala rianimazione un altro sistema di comunicazione fra pazienti e visitatori. Così introdussero l'uso di telecamera e microfono in una saletta apposita per i visitatori che a tuano potevano conversare.
Anche i miei viaggi così venivano sempre di più appagati, ed io potevo stare sempre più tempo a cantatto con Mario.
Mario non era un semplice amico, era il mio aiuto psicologico, il mio diario, spesso gli chiedevo aiuto e consiglio. Soprattutto quando persi mio Padre, mi è stato molto vicino e nonostante i suoi problemi, mi confortava e mi alleviava le mie sofferenze.

Gianluca
lettere


Ravenna ospedale Santa Maria delle Croci


Ravenna, piazzale ospedale Santa Maria delle Croci, dedicato a Mario Spik

CATARSI
Purificazione dello spirito, che la purificazione del corpo non è possibile.
La materia cioè il corpo si degrada come tutto ciò che è fisico e materiale.
Fintanto che la mente e cioè lo spirito è legato alla materia, deve sottostare ai limiti della vita materiale. Ma quando la mente si libera del proprio corpo o della propria materia non ha più ostacoli materiali: ecco la purificazione. Cos'è la mente?

Il mio io legato temporaneamente a questo mio corpo, a questa mia esperienza umana e non pura.
Questo mio io, la mia essenza, il mio spirito.
Ma certo, dopo esiste un'altra dimensione: deve esistere.


Indice:

Prefazione Prefazione
Estate 1986 Estate 1986
6 Aprile 19786 Aprile 1978
Cos’è la distrofia Cos’è la distrofia
America: non ti amo più America: non ti amo più
24 Febbraio 198024 Febbraio 1980
1980 Pensieri1980 Pensieri
10 Gennaio 198110 Gennaio 1981
22 Marzo 198122 Marzo 1981
A volte i sogni si avverano A volte i sogni si avverano
Argomento sportivo Argomento sportivo
Un 14 Dicembre 1982Un 14 Dicembre 1982
Inizio 1983 Inizio 1983
19841984
Tema…. il dolore Tema…. il dolore
Non fiori ma tanto affettoNon fiori ma tanto affetto
Speranza è l’inizio di un sogno Speranza è l’inizio di un sogno
Benedetto dal PapaBenedetto dal Papa
Lettere ad amici Carissimi Luca e Angela
Cari Luca e Angela Cari Luca e Angela
Altre lettere… Altre lettere…
Quel sogno… Quel sogno…
Lettere…Lettere…
Libertà, Solitudine Libertà, Solitudine
Lettere… Lettere…
PensieroPensiero
Lettere…Lettere…
PensieroPensiero


Gianluca Chiarenza
www.aksaicultura.net

 

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