Elvira Aijanova


Marziya Aliyeva


Dina Ismagulova

 

NOTIZIE DA AKSAI REPORTER TEAM

05/09/14  MANTOVA 2014. Reportage incontri del 4 settembre

GLI EVENTI DI GIOVEDì' 4 SETTEMBRE

Il Festival é partito alla grande

 

 

E' entrata nel vivo la Kermesse del Festival della Letteratura di Mantova. Giovedì 4 settembre il programma é apparso subito molto ampio, a cominciare dall'installazione sonora di Marco Olivieri con Fabrizio Orlandi e Claudio Ponzana, posta nel Famedio presso il Tempio di San Sebastiano. Da sottolineare, nell'Aula Magna dell'Università “L'Italia per campi e per boschi” con Giorgio Boatti e Tiziano Fratus, che hanno riportato esperienze diverse tratte da due viaggi distinti, ma con la stessa passione di scoperta del territorio attraverso le Alpi e gli Appennini, riconoscendo semi e colture che probabilmente salveranno il futuro dell'uomo. Ed il cibo, giusto per restare in tema, é stato il protagonista dell'incontro presso la Tenda dei Libri con don Luigi Ciotti, in difesa della legalità e della giustizia, un cibo da strappare all'arroganza delle mafie ed offrire opportunità ai giovani. Di grande attualità l'evento collocato nel Portico del cortile d'onore di Palazzo Ducale dal titolo “nelle piazze di Kiev” con lo scrittore ucraino che scrive in lingua russa Andrei Kurkov, i cui libri ritraggono la realtà post sovietica. Lo scrittore ha al suo attivo tredici romanzi e cinque libri per bambini. Dai “Diari ucraini” un volume dedicato alla situazione ucraina di giorno in giorno più ingarbugliata e che copre un periodo da novembre 2014 ad aprile 2014, é giunta un'importante chiave di lettura per aiutare a capire gli eventi ancora in corso. In Piazza Castello un altro incontro emozionante, quello con Padre Carlos “Charly” Olivero e Silvina Premat accompagnati nell'avventura del racconto da don Luigi Ciotti, instancabile nel portare all'attenzione del pubblico i problemi della droga e della criminalità che coinvolgono soprattutto i giovani. Sacerdote in prima linea nelle poverissime “villas” di Buenos Aires, prive di qualsiasi servizio, come ad esempio le fognature, prede di bande armate e dove circolano quantità enormi di droga, padre Olivero ed altri sacerdoti appellati “villeros” lottano per portare giustizia carità in un luogo infestato dalla criminalità. Padre Charly ha qui riportato molte sue esperienze in quella che fu la diocesi del vescovo Bergoglio, quelle “periferie” alla “fine del mondo” che Lui, appena eletto al soglio pontificio, ha citato di fronte al popolo del mondo in ascolto. Qui, Padre Olivero ha reperito i germi della giustizia, con ragazzi che già lavoravano allo scopo e che sono diventati esempio e stimolo per i più piccoli, in modo che non fossero catturati da droga e delinquenza, sotto la guida di Padre Pepe , che ha cercato di infondere sempre la speranza. Era la corsa ostinata di chi voleva “arrivare prima” ed indirizzare i più giovani sulla corretta via. Per questo sono state costruite strutture nelle parrocchie in grado di ricevere tutti quelli che giungevano e ben venti centri di recupero. Un mondo in cui inventarsi la vita ogni giorno, senza retorica, esponendosi in prima persona per salvaguardare la dignità dei poveri. Con Padre Olivero e don Ciotti anche Silvina Premat, la giornalista che con articoli, inchieste e libri sui “curas villeros” ha portato all'attenzione del mondo la situazione delle “villas”. Con il volume “Preti alla fine del mondo” mentre nel 2004 ha avviato un'inchiesta sulla vita di Padre Carlos Mugica che ha portato all'edizione del libro “Pepe. El cura de la villa”. Don Ciotti ha spiegato di “essere rimasto affascinato dalla storia di questi preti della strada, simboli di una Chiesa che si sporca le mani, un libro che diventa una preghiera semplice ed umile come queste figure”. Periferie urbane che diventano le “periferie dell'anima” e che “riempiono la vita con la vita” per togliere ingiustizie e criminalità, ciò che papa Paolo VI aveva chiamato “puzza” e già nel 1984 il Cardinal Carlo Maria Martini “peste”. E facendo sue le parole di papa Bergoglio, don Luigi si é rivolto ai “grandi assenti” con queste testuali parole “per favore, cambiate vita, convertitevi, noi preghiamo per voi. Ve lo chiedo in ginocchio”.

 

Da segnalare, in serata, ancora un incontro che ha trattato il tema della mafia con Salvatore Lupo e Carlo Lucarelli dal titolo “La mafia vince sempre?” tenutosi presso Palazzo di San Sebastiano. Apparentemente imbattibile, nonostante le sconfitte pesantissime degli ultimi anni, questa organizzazione cambia in continuazione il suo volto di morte, adattandosi di volta in volta a ciò che le può offrire il mercato. Salvatore Lupo, professore ordinario di Storia Contemporanea presso l'Università di Palermo e uno dei più quotati studiosi del fenomeno mafia in Italia, autore di numerose pubblicazioni sul fenomeno criminoso e di storia contemporanea, ha espresso, con l'ausilio di Carlo Lucarelli, le motivazioni delle ricerche che lo hanno portato alla pubblicazione del suo ultimo volume “La mafia non ha vinto. Il labirinto della trattativa” Laterza 2014. Particolarmente accattivante in Piazza Castello “Promenade francais” lcon lo o scrittore e drammaturgo belga autore di pièces teatrali rappresentate con successo in tutta Europa. Eric-Emmanuel Schmitt. Accompagnato dal giornalista Carlo Annese, vicedirettore del mensile “CQ” ed autore di opere letterarie che hanno ricevuto numerosi consensi e premi, Schmitt ha espresso la sua idea in merito a letteratura e filosofia, precisando che perseguono il medesimo scopo seppur con mezzi diversi. Infatti, la filosofia argomenta ed “ha la pretesa di raggiungere la verità” mentre la letteratura “descrive il mondo e gli esseri umani nella loro completezza. La filosofia spiega la vita mentre la letteratura celebra il Mondo”. Infatti, tema portante delle sue opere é l'indagine sulla complessità dei rapporti nella vita privata, soprattutto da un punto di vista psicologico, per offrire sempre un punto di vista alternativo per la comprensione dei suoi personaggi, prediligendo spesso il genere epistolare o diaristico. Alla domanda se lui tiene costantemente un diario ha risposto che “il suo diario é il pianoforte”, che suona sempre il mattino, al risveglio. “ Se mi sento depresso” ha precisato “ suono musiche di Schuman, se mi sento appassionato scelgo Beethoven, se contemplativo Bach e se mi sento particolarmente bene Mozart”. E nei rapporti umani non poteva mancare l'amore, che ha affermato essere un tema da trattare, come lui ha fatto, alle soglie dei cinquant'anni, quando l'esperienza porta alla comprensione di un equilibrio che si trova sempre in bilico tra fisicità e spiritualità e solo a quest'età si inizia capirne effettivamente il senso, non confondendo eros e sentimento. Ancora in serata, presso la Basilica Palatina di Santa Barbara, lo scrittore inglese Robert Macfarlane, accompagnato da Peter Florence direttore dell'Hay Festival, ha spiegato in maniera molto interessante e suggestiva, che il termine inglese “to learn” deriverebbe dalla radice germanica “leornian” che significa “seguire una traccia”, percorrere quindi un sentiero, una “traccia” per conoscere. Essendo quindi per lui questo il compito della letteratura, conoscere e far conoscere, Macfarlane si é messo in cammino sulle vie del mondo.

 

(Fotografie L.B.)

Infine, presso il Conservatorio di Musica Campiani si é svolto uno spettacolo veramente meritevole di attenzione, un reading teatrale dal titolo “Gerusalemme. Nel tempo perduto degli uomini” sul testo di Paola Caridi, con Carla Peirolero e Radiodervish. Paola Caridi é una giornalista freelance che collabora con alcune testate nazionali sulle pagine della cultura. Per alcuni anni é stata corrispondente dal Cairo, coprendo le aree del vicino oriente e attualmente é corrispondente da Gerusalemme. Chi meglio di lei, conoscitrice di questa meravigliosa e tormentata città, poteva redigere un testo tanto emozionante e particolare, per dare voce ad una donna palestinese di matrice cristiana che vive un amore “proibito” con un ebreo alla vigilia di quella guerra che porterà alla costruzione del “muro”. Una storia rubata tra il profumo del caffè al cardamomo accanto alla Porta di Damasco, attimo fuggito troppo in fretta, prigioniero di sguardi e nessuna parola. Veramente notevole la performance di Carla Peirolero accompagnata dalle musiche di Radiodervish, la cui voce possente ha stregato i presenti. Luisastella Bergomi



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