Lucio Causo
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NOTIZIE DA LUCIO CAUSO

20/06/11  HO FATTO UN SOGNO

 

HO FATTO UN SOGNO

Racconto di Lucio Causo

   L’altra notte ho sognato di trovarmi in una grande città che non riconoscevo perché la vita era molto diversa da quella in cui vivevo. Sembrava una città felice e armoniosa; tutti erano operosi e vivevano bene con quello che avevano. Io mi sentivo molto sorpreso, ma anche piacevolmente attratto. La gente era cortese e cordiale, tutti si salutavano e anche se avevano fretta si scambiavano auguri e complimenti. Negli uffici, gli impiegati rispondevano cortesemente e aiutavano i cittadini a riempire moduli e domande. I vigili urbani erano severi ma gentili e si rammaricavano quando sorprendevano un cittadino che commetteva qualche infrazione. Le strade, le piazze, i locali pubblici erano frequentati da persone anziane che partecipavano attivamente alla vita della città e commentavano apertamente gli avvenimenti e l’operato dei governanti.
   Essendo molto curioso di sapere dove mi trovavo, mi sono avvicinato ad un signore seduto su una panchina che parlava con una bambina e mi sono sistemato accanto a lui. Dopo un po’ gli ho rivolto la parola e molto cortesemente mi ha informato che ero capitato in una città straordinaria dove la gente vive civilmente: lavora, si diverte ed aiuta i bambini, i malati e gli anziani che hanno maggiormente bisogno. Quando ho chiesto se tutti quegli anziani stavano sempre così, in piazza, e se non si annoiavano a non avere niente da fare, mi ha risposto che erano tutti molto occupati, perché ogni ufficio ed ogni attività amministrativa chiedeva sempre la partecipazione di tutti, compresi gli anziani.  In quella città, gli amministratori chiedono l’opinione della gente su ogni cosa e vogliono essere consigliati su come si può operare meglio. Rimango meravigliato e per saperne di più, mi faccio accompagnare ad una scuola pubblica, dove migliaia di libri sono conservati nella biblioteca dell’istituto e gli insegnanti in pensione consigliano gli alunni sui libri più giusti da studiare. A questo punto ho chiesto al mio interlocutore: “E i giovani vi ascoltano sempre?”. Paziente e cortese il direttore mi ha risposto: “Non è stato sempre così … dopo la grande crisi economica, i giovani si sono accorti che non vi era più nulla di certo, che le parole non avevano dato il giusto senso alle cose, che tutto il loro agitarsi si era risolto in una grande diffidenza e che le loro conquiste non portavano i benefici desiderati”.
   Ero così meravigliato di tutto questo che forse l’emozione mi ha svegliato. Ancora confuso tra il sogno e la realtà, mi sono trovato seduto su una panchina e prima di andare via ho salutato le persone che passavano lì davanti. Nessuno mi ha risposto, anzi, nessuno mi ha neppure guardato… Allora ho capito che ero proprio sveglio e che mi trovavo nella mia vecchia città.
 



LUCIO CAUSO
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